In che cosa consiste la ricerca?

In che cosa consiste la ricerca?

La ricerca: concetti e terminologia 

È radicata nell'opinione comune la credenza che l'attività di ricerca consista in una “raccolta" d'informazioni che la realtà fornisce spontaneamente. Ogni persona si sente, quindi, autorizzata a essere competente in merito, grazie al fatto che i comportamenti umani e sociali sono costantemente sotto gli occhi di tutti a differenza di fenomeni scientifici di cui si occupano le scienze naturali.

Molto spesso anche gli specialisti hanno condiviso questa idea semplicistica della ricerca. Nel XIX  secolo  Auguste  Comte  ha inaugurato il positivismo, caratterizzato dall'esaltazione dello spirito scientifico e intenzionato a estendere le procedure delle scienze esatte allo studio della realtà nel suo complesso. Egli teorizzò un'idea del metodo scientifico molto semplice che consisteva nell'osservazione di uno o più fenomeni, nell'individuazione di relazioni costanti e infine nella formulazione di una legge. 

Alla base del modello positivista della ricerca stava la fiducia nel processo d'induzione, ovvero il procedimento logico mediante il quale ricaviamo conclusioni di carattere universale partendo da conoscenze relative a casi particolari, attestati dall'esperienza e nella possibilità di accostarsi ai fenomeni senza disporre d'idee o ipotesi preliminari che possano guidare la ricerca.

Il positivismo ben presto suscita opposizioni e perplessità in particolare di Wilhelm Dilthey e Wilhelm Windelband  due filosofi dello storicismo tedesco.  Sostennero con varie argomentazioni l'irriducibilità delle prime alle seconde.



La ricerca secondo l'epistemologia novecentesca

L'epistemologia è la branca della filosofia che si interroga sulla natura e sui fondamenti del sapere scientifico. Nel ventesimo secolo la riflessione epistemologica ha avuto una notevole rilevanza all'interno del dibattito filosofico, ed è stata dominata proprio dalla discussione critica del modello scientifico positivista. In questo periodo spiccano figure come quella di Karl Popper, Thomas Kuhn e  Paul Feyerabend,  che hanno messo in discussione i due assunti chiave su cui il positivismo aveva costruito la sua nozione di ricerca scientifica. Innanzitutto hanno sottolineato la debolezza del principio
d'induzione
, infatti secondo loro non è possibile ricavare una conoscenza certa di carattere universale da esperienze. Inoltre hanno rifiutato l'idea che la ricerca possa iniziare dalla pure semplice osservazione dei dati.

Fare ricerca significa quindi cercare nell’esperienza prove e situazioni che possano invalidare la teoria di partenza, al fine di saggiarne la solidità. Secondo Karl Popper sarà una buona teoria quella che ha resistito a ogni tentativo di confutazione. Questo è il falsificazionismo secondo Popper. 


Interrogare la realtà per ricevere risposte

Nella ricerca lo studioso e la studiosa pongono domande alla realtà "costringendola“ a piegarsi ai suoi interrogativi e ai suoi interessi, chi fa ricerche è disposto ad accettare le risposte che riceverà, e a


mutare in funzione di queste la propria visione delle cose.

Perché interroghiamo la realtà in cerca di risposte? Ogni ricerca prende avvio da un “problema” cioè da una situazione di "mancanza", di privazione, che è vissuta come disagio e che chiede di essere risolta

Nel campo delle scienze umane la ricerca è mossa da fattori di criticità che stimolano l'interesse dello studioso e della studiosa. Per esempio, nel 1961 Stanley Milgram condusse una ricerca sull'influenza della autorità dimostrando che il principio di autorità può condurre i soggetti a compiere azioni in contrasto con i loro valori morali.

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