I caratteri e gli indicatori

I dati interessano ricercatore per via di alcuni aspetti o proprietà che li riguardano. Nel linguaggio statistico le proprietà vengono chiamate i caratteri o "variabili", perché possono variare, cioè

assumere stati o valori differenti soggetti e situazioni diverse.

I caratteri possono essere distinti in quantitativi, le cui modalità sono espresse da numeri e qualitativi, le cui modalità sono categorie. Un esempio di carattere quantitativo è l'età, mentre un esempio di carattere qualitativo è lo stato civile.

I caratteri quantitativi sono discreti quando i numeri che ne esprimono le modalità appartengono all'insieme N dei numeri naturali, sono invece continui se le loro modalità appartengono all'insieme R dei numeri reali.

I caratteri qualitativi sono ordinabili se le modalità possono essere disposte in un ordine gerarchico mentre non sono ordinabili quando tale ordine non esiste.

Caratteri come età, nazionalità, stato sociale sono facilmente rilevabili, perché coincidono con proprietà che possono essere espresse da grandezze fisiche e che sono accessibili grazie alla nostra esperienza. Nelle scienze umane, però, lo studioso ha a che fare con realtà immateriali che non possono essere tradotte in grandezze fisiche, ne sono un esempio i tratti psichici e comportamentali. In questo caso è necessario che il carattere che si vuole rilevare sia definito in modo concreto e puntuale attraverso degli indicatori, ovvero dei "dati spia" empiricamente riscontrabili che ci consentono di rilevarne le modalità. Un esempio è la scomposizione di Durkheim del carattere "integrazione sociale" nelle seguenti tre dimensioni: integrazione politica, religiosa e domestica. Egli ha specificato gli indicatori empirici che definiscono ciascuna delle componenti per esempio essere sposati avere dei figli è un indicatore dell'integrazione domestica del soggetto.