La nascita dell'industria culturale

 La nascita dell'industria culturale



L'industria culturale è il complesso dei soggetti e delle attività economiche che, nella società industriale avanzata, si occupano della produzione e della distribuzione di beni e servizi culturali. 
Ognuno di noi spesso entra in contatto con l'industria culturale attraverso il mondo dell'editoria, le case discografiche, l'industria cinematografica, i mezzi di comunicazione di massa. 
Se si analizza l'espressione industria culturale si trova una contraddizione. La parola industria fa riferimento a un complesso di attività produttive che trasformano le materie prime in merci di consumo, la cultura invece fa riferimento a un complesso di esperienza intellettuali di una civiltà. La produzione industriale è quindi seriale e standardizzata mentre le creazioni della cultura sono uniche e originali. L'industrializzazione ho messo in crisi l'idea di una separazione netta tra produzione tecnica e creazione culturale. Essa ha agito direttamente, attraverso innovazioni tecnologiche e indirettamente, con la nascita della civiltà urbana e del tempo libero.

Dai manoscritti medievali alle "gazzette" del Settecento

Una tecnologia al servizio dei beni culturali è sempre esistita, sia per quanto riguarda la produzione di

questi beni, sia per quanto riguarda la loro distribuzione. Un esempio è il lavoro di trascrizione che eseguivano i monaci nel Medioevo, per conservare e tramandare opere letterarie. 
Tuttavia, solo con l'invenzione della stampa si standardizza la tecnica di riproduzione della parola scritta, inaugurando una nuova modalità di realizzazione dei libri e una maggiore circolazione dei contenuti culturali all'interno della società. Così, è cambiato anche il significato della parola "libro", che dà testo specialistico diventa un prodotto offerto a un pubblico più ampio. 
Inoltre, la stampa inizio a essere utilizzata non solo per tramandare conoscenza alle generazioni future, ma anche per diffondere idee e conoscenze legate ai bisogni del tempo presente. Questa necessità ad avere una parola scritta che trattasse di attualità diventa evidente con la nascita nel Settecento del giornale. All'inizio questo era un prodotto riservato a pochi e trattava di politica e di temi sociali e culturali. 

La stampa popolare



La stampa popolare nacque il 3 settembre 1833 a New York, dove gli "strilloni", ragazzi, che vendevano ai passanti il "New York Sun" al prezzo di un penny. L'obiettivo era quello di raggiungere un pubblico il più ampio possibile. Questa fu una rivoluzione culturale. "New York Sun" trattava di cronaca locale, delitti, eventi scandalistici e notizie sensazionali. 
Il modello della stampa popolare presto arrivò anche in Europa, dove a Parigi il giornalista Emilè de Girardin fondò "La Presse", che prevedeva un abbonamento il cui prezzo venne dimezzato il giornale diventa così un vero e proprio "prodotto di consumo".

La trasformazione dei giornali diede il via alla nascita di nuove modalità di produzione e di diffusione della cultura. Un esempio è il romanzo d'appendice, ovvero un inserto allegato al quotidiano che contiene brani di opere narrative, così che questi potessero essere divulgati tra la popolazione.
Gli scrittori cominciarono a comporre opere appositamente per i giornali, nacque così un nuovo genere narrativo che si basava su alcuni canoni: le puntate dovevano collegarsi tra di loro, i personaggi dovevano essere ricorrenti, dovevano essere inseriti elementi d'innovazione che invogliassero il lettore a conoscere il contenuto della puntata successiva.

La produzione industriale, quindi la produzione in serie si trasferì all'interno della creazione culturale. 
La letteratura d'appendice proponeva spesso valori piccoli-borghesi della società: il trionfo del bene sul male, il riscatto da situazioni di povertà e d'ingiustizia grazie al recupero da parte di un "eroe" o di una "eroina".

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