Un caso emblematico: le istituzioni penitenziarie

 Le istituzioni penitenziarie

Le istituzioni penitenziarie colgono tutti i tratti tipici di ogni istituzione:
- Sono la manifestazione più visibile del controllo sociale.
- Le istituzioni penitenziarie permettono di cogliere in esse un caso emblematico della pluralità di funzioni, aspetti e significati che caratterizza ogni ambito istituzionale.
- Le istituzioni penitenziarie sono delle organizzazioni.

Fino alla seconda metà del 700 la “prigione” era il luogo in cui venivano ospitati gli imputati in attesa di giudizio. La punizione dei criminali al tempo era il supplizio, ovvero venivano torturati e sottoposti a pene corporali di ogni tipo. Molte volte i rituali di sofferenza venivano eseguiti pubblicamente, così che ci fosse una dimostrazione di forza da parte del potere politico nei confronti dei criminali, e questo giustificava la violenza.
Per arrivare al modello attuale di “prigione” c’è stato bisogno di un ripensamento nel significato di pena, questo è stato possibile grazie agli intellettuali illuministi che hanno invocato la necessità di avere un diritto penale più umanitario.
Negli Stati Uniti per iniziativa dei quaccheri, che sono un movimento religioso protestante, sorsero le prime carceri nel senso moderno del termine. I criminali venivano reclusi per l’espiazione delle proprie colpe attraverso l’isolamento e la pratica del lavoro.  Nel 1774 a Pennsylvania sorse la prima struttura di questo tipo.
Nel XIX in Europa iniziarono a svilupparsi gli stessi carceri americani. Secondo Michel Foucault si stava assistendo a una nuova modalità di punizione, di controllo e sorveglianza del criminale, attraverso la rigorosa definizione di spazi, dei tempi e delle attività che lo riguardano. Vengono così costruite strutture architettoniche che potessero essere finalizzate alla nuova funzione di controllo del carcere. 
Secondo Foucault questo tipo di controllo si è poi sviluppato in altre istituzioni come la scuola, gli ospedali, ecc.

LA FUNZIONE SOCIALE DEL CARCERE

La definizione di carcere ci manda ad una questione chiave: lo scopo della pena. Ci sono diverse teorie sullo scopo che ha la pena:

-          - Le teorie retributive sostengono che la pena sia la giusta retribuzione del danno causato dal reo con l’uso gesto ed è proporzionale per entità e gravità.

-   - Le teorie utilitaristiche invece considerano la pena giustificabile dal punto di vista della finalità sociale: come forma di neutralizzazione del reo, come dispositivo di prevenzione dei reati e come strumento di rieducazione e di recupero sociale.

Se si accetta la teoria per cui il carcere è uno strumento in grado di promuovere il reinserimento e la riabilitazione sociale del soggetto recluso poi si può facilmente contestare che questa teoria è molto debole in quanto la maggior parte dei criminali che escono dal carcere, comunque, hanno difficoltà a reinserirsi all'interno della società. Inoltre, l’idea della carcerazione come riabilitazione rischia di assimilare lo status di detenuto a quello di “malato”.

Oggi i moderni trattamenti carcerari sottolineano la necessità del coinvolgimento attivo e responsabile del detenuto nel suo programma di rieducazione.

Emile Durkheim ha identificato nella rottura del legame sociale l’elemento costitutivo di ogni comportamento criminale, e coglie nella sanzione inflitti al reo una sorta di rituale collettivo che è in grado di ripristinare simbolicamente questo legame. Quindi lo scopo delle sanzioni sarebbe quello di rafforzare i vincoli sociali.


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